MATTEO DE NANDO
Marzo-Settembre 2022

Matteo De Nando

Supporters

mostra personale di Matteo De Nando     

a cura di Marta Orsola Sironi

in collaborazione con Artoday 

Sveva Angeletti | Michele Bazzoli | Nicole Colombo | Vieri Dalla Chiesa | Stefano De Paolis | Ludovico Orombelli | Marina Rota | Tetsuro Shimizu | Francesco Spallacci | Stef Veldhuis

La pratica di Matteo De Nando è un’osservazione incessante e inclemente della realtà contemporanea, soprattutto per quanto riguarda le dinamiche del sistema dell’arte. Una realtà apparentemente sfavillante e lucida, che nasconde la polvere sotto il tappeto e fa correre l’individuo come un criceto sulla sua ruota, convincendolo che in fondo alla strada vi sia un meritato premio, la vita perfetta, la fama, il successo, la felicità. Una realtà che vive della sua facciata patinata facendoci credere che un’immagine, una comparsa sulla scena siano l’unico biglietto da visita per poter esistere. E mentre corriamo per battere sul tempo la nostra stessa FOMO fingiamo di dimenticare le nostre macerie e le miserie del mondo che scorre sotto i nostri piedi.

In questo punto dolente si inserisce la ricerca di Matteo De Nando che negli ultimi anni ha rivolto gran parte della propria attività a un disvelamento di quelle macerie e della patina che le ricopre. Proprio all’incarto, all’imballo, alla plastica che copre e “protegge” guardano le serie delle Plastiche, degli Autoritratti e dei Pluriball. Il colore a olio riveste le tele mimando le pieghe di un sottovuoto, la texture dei sacchetti della spesa, le bolle di un comunissimo bubble wrap. Ciò che dovrebbe essere protetto, il dipinto, l’opera, la persona stessa che si autoritrae, finge per effetto di mimesis il proprio protettore, l’incarto. Esteriorità e interiorità si fondono e facendo il verso l’una all’altra giocano a chi sia più vera. Torna alla mente una simile contesa tra Zeusi e Parrasio e i reciproci inganni. Eppure l’intento del nostro artista non è certo quello di ingannare o fingere. Per lui la pittura è un mezzo concettuale per porre in questione denunciare senza sconti o scrupoli una condizione esistenziale, un modo di vivere proiettato verso l’esterno, verso una proattività esasperata e di facciata che non ha nulla di autentico, nemmeno la faccia. E’, però anche pharmakon, in entrambi i sensi della vox media: medicina e veleno, nello specifico la cura del lavoro artistico, del silenzio dello studio, e il veleno dell’opera d’arte, che pur denunciando un mondo di immagini e superficialità, non rinuncia a farne parte, ma anzi spera un giorno di essere notata.

Per la sua mostra personale Matteo ha scelto di invitare altr* 10 artist* ad esporre un loro lavoro. Supporters è la seconda tappa di un suo più vasto progetto, iniziato in occasione di Studi Festival 2021, che porta a un nuovo approdo la sua indagine delle dinamiche interne al sistema dell’arte contemporanea, con particolare attenzione ai temi di supporto, condivisione, al rapporto tra arte e lavoro artistico, tra esteriorità e senso, tra concetto e resa visiva e in ultima analisi tra individualità e collettività. Supporters è un’affermazione, uno statement forte, è un’azione di cura attiva, di presa in carico, di accoglienza e condivisione. E’ la volontà pratica di valorizzare il singolo in virtù della collettività e viceversa, a scapito di qualsiasi idea egocentrica o individualismo. Matteo De Nando sottrae se stesso, si mette in secondo piano, limitando la propria presenza al supporto dei lavori altrui. Questi sono raggruppati a parete e sostenuti da un suo wall painting in parte celato allo sguardo di chiunque. La pittura murale si fa così manuale d’istruzioni per l’allestimento delle opere, ormai divenute inscindibili le une dalle altre, così come l’artista assume il ruolo di curatore, allestitore, art handler e, appunto, supporter dell’altrui personalità.

Per anni Matteo De Nando ha supportato gli artisti e le artiste che esponevano a Zazà Ramen     come assistente e art handler e continua a farlo oggi, non solo sostenendone le opere in modo fisico e collocandole nello spazio, ma supportandone le ricerche e le pratiche, condividendo con loro qualcosa di più di una mostra. In questo modo invita tutt* noi, gallerist*, collezionist*, fruitor* ed espert* del settore, a sottoscrivere questo statement, ad abbracciare e supportare questa idea di collettività.

La pratica di Matteo De Nando muove da un’osservazione incessante della realtà contemporanea e delle dinamiche del sistema dell’arte. Attraversa diverse fasi alla ricerca di una soluzione alternativa alla loro bulimica superficialità, per approdare oggi alla scoperta delle potenzialità creative e curative che nascono dall’abolizione di qualsiasi individualismo in favore di un’idea di reciproca solidarietà.

Marta Orsola Sironi

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