CHUNG EUN-MO
Novembre 2024 - Aprile 2025

Chung Eun-Mo

Chung Eun-Mo: Arco
di Irene Sofia Comi

In Arco, intervento site-specific che trasforma Zazà Ramen, Chung Eun-Mo si è ispirata alla forma che da un lato contraddistingue l’ambiente del ristorante, dall’altro corrisponde alle sagome semicircolari presenti nella sua ricerca artistica.
Oltre ad aver dipinto l’arco al centro del locale nelle tonalità del verde-azzurro e del rosso pompeiano, ricordo dell’antica tecnica dell’encausto, l’artista coreana ha ideato un doppio arco sulle pareti, che sembra aprire lo spazio. Il dittico crea immaginari palchi dove il tempo è sospeso, atmosfere enigmatiche che ricordano le prospettive ardite dei paesaggi metafisici di De Chirico. Simili a lunette rinascimentali, gli archi di Chung si aprono su luoghi altri. Sono composizioni al limite dell’aniconico, forme primarie apolidi accomunate dalla stessa struttura ma variabili nella disposizione analitica delle forme: cerchi, rettangoli, mezzi archi, linee rette e curve, che vengono modulati dal colore. Delle cromie l’artista indaga la componente luminosa, lavorando per velature sovrapposte. Il colore è una combinazione di “luce, peso e piacere”, racconta Chung, da sempre attratta dall’influenza della luce sulla percezione ottico-retinica del colore.
Si ritrovano nei lavori dell’artista echi alle architetture o ai toni degli affreschi antichi e rinascimentali. Arco dialoga a distanza con le raffigurazioni nelle Storie della Vera Croce di Piero della Francesca; la prospettiva metempirica di Leon Battista Alberti; la soluzione illusionistica (e meneghina) dell’arco di Andrea Mantegna; il colorismo dell’Annunciazione di Sant’Anna di Giotto. Oltre ai rimandi alla cultura orientale, non mancano quelli al minimalismo e all’astrattismo pittorico di matrice anglosassone – da Josef Albers a Ad Reinhardt, passando per David Tremlett, che a sua volta ha esposto da Zazà un anno fa –, i cui rigori vengono dolcemente mitigati nelle opere dell’artista che predilige cromie composite e smorzate, affiancando spesso toni diversi di una medesima tinta.
Chung ha realizzato diversi interventi murali in Italia, come il progetto per la scuola di Minervino di Lecce (2013), firmato insieme a Nathalie Du Pasquier, artista ospite del precedente progetto di Zazà, che è stata la prima a colorare l’arco al centro del locale. Si può inoltre tracciare una corrispondenza tra Arco e le pitture murali realizzate da Chung nella città di Milano, come Shapes and Shades (2017) per lo spazio Assab One o nello stand di Monica De Cardenas a miart (2022). In entrambi i casi l’artista lavora sullo sconfinamento del dipinto oltre la cornice estendendo le forme e le linee della tela sulla parete, unendo così il piano pittorico con quello architettonico che insieme formano un quadro prospettico unitario.
Questo breve excursus colloca Arco all’interno di un percorso temporale strutturato, e consente di avviare in queste poche righe una riflessione sullo statuto mediale delle pitture murali realizzate dall’artista, comparse a più riprese nel corso della sua carriera e ad oggi meno conosciute rispetto alla sua produzione su tela, carta o legno sagomato.

 

Nata a Seul nel 1946, a metà degli anni Sessanta Chung Eun-Mo si trasferisce a New York dove nel 1980 consegue il Master of Fine Arts al Pratt Institute. Dalla fine degli anni Ottanta si è stabilita in Italia, prima a Roma e poi in Umbria. Ha tenuto la sua prima mostra in un museo al Lenbachhaus di Monaco nel 1992 e un’acclamata installazione site-specific all’Irish Museum of Modern Art di Dublino nel 1994. Chung Eun-Mo ha avuto numerose mostre personali a New York, Roma, Monaco, Dublino e Seoul e le sue opere sono incluse in importanti collezioni pubbliche e private. Dal 2020 vive a Milano.

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